Terzo livello del Colosseo: riapre l'attico - ANSA
Il nuovo percorso comincia al Terzo livello del Colosseo con l’attraversamento di grande suggestione dell’unica galleria ancora conservata.
Il clangore delle armi; il ruggito delle belve inferocite. E poi frastuono di grida; incitamenti; tifo. “Assistere duemila anni fa ad uno spettacolo del Colosseo – racconta l’archeologa Rossella Rea – doveva essere un’esperienza a tinte molto forti”. Una bolgia incredibile di rumori e di odori avvolgeva i 50 mila spettatori di ogni livello sociale. Questi erano divisi nei vari anelli, ognuno comunque con il suo posto a sedere. In marmo per i più abbienti, in legno per la plebe. Quest’ultima era confinata negli livelli più alti, dove i combattimenti si scorgevano appena.
Da lassù la vista d’insieme era però unica e spettacolare. Una meraviglia che dopo più di quarant’anni torna accessibile a tutti. Un nuovo percorso di visita – al via dal 1 novembre – che aggiunge un tassello ulteriore al fascino del monumento più gettonato d’Italia.
“Uno spettacolo indimenticabile”, commenta il ministro della cultura Franceschini. Ora si guarda già al restauri dei sotterranei e alla copertura dell’arena. Il progetto, al quale ha destinato 18 milioni di euro, è stato fortemente voluto da lui. “Con la ricostruzione dell’arena si capirà davvero cosa volesse dire vedere uno spettacolo al Colosseo”, ribadisce il ministro.
Nuovo percorso
Tant’è, riservato per ragioni di sicurezza a gruppi di massimo 25 persone accompagnate da una guida, ancora conservata com’era in origine e che presenta anche un ulteriore unicum: intonaci bianchi con segni di colore riportati alla luce da un capillare restauro. Una galleria intermedia, spiega Rea, che aveva una funzione di smistamento del pubblico che dal secondo livello (oggi il primo piano dell’Anfiteatro) raggiungeva i piani più alti della cavea. Prima il “meniano secondo”, al quarto livello, dove su ampi sedili di marmo divisi per categorie trovavano posto i commercianti e la piccola borghesia, poi il “meniano in ligneis”, riservato alla plebe, l’unico con i sedili in legno e il più scomodo da raggiungere, arrampicato com’è a 40 metri dall’arena.
Qui le famiglie del popolino trascorrevano alle volte intere giornate, gioivano, mangiavano, in certi casi si preparavano addirittura i pasti, racconta Rea, “pollo e cereali soprattutto”, cuocendolo su fornelli di fortuna dei quali durante i restauri gli archeologi hanno trovato i frammenti. E non mancavano le “toilette” – praticamente dei buchi nel pavimento – allestite nella galleria.
Il quinto livello del Colosseo
Ricostruito da Luigi Canina nel XIX secolo, il quinto livello oggi ha l’aspetto di una terrazza scoperta, con una vista mozzafiato sul Colosseo e sulla capitale, esposta però anche a sole e pioggia. Nell’antica Roma non era così: se i sedili più lussuosi della cavea erano protetti dal velarium, una tenda sottile stesa all’occorrenza dai marinai della flotta di Miseno, gli scranni della plebe erano invece riparati da un ampio portico, che garantiva protezione dai raggi del sole come dagli acquazzoni.
Oggi quegli umili spalti in legno non ci sono più, anche del ricchissimo palco dell’imperatore e dei troni in marmo dei senatori con le zampe di leone non rimane purtroppo più nulla. Ma l’impatto è di grande suggestione. “Un’esperienza fortissima che ogni turista porterà con sé”, s’appassiona Franceschini. Il percorso per ora è accessibile solo con le ripide scale che è bene salire e scendere con attenzione. Ma si sta lavorando, assicura Galloni, per installare un monta-persone che permetterà la visita anche a chi non può camminare. Il biglietto costa 9 euro (gratuito sotto i 12 anni), 15 se unito alla visita di sotterranei e piano arena. La prenotazione è obbligatoria. (ANSA).